mercoledì 30 novembre 2011

L’Antitrust chiede linee guida sugli imballaggi biodegradabili


L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha chiesto al Ministero dell’Ambiente e al Ministero dello Sviluppo economico linee guida sugli imballaggi biodegradabili.


Con la segnalazione As 874, l’Antitrust ha sottolineato, in particolare, come al momento le disposizioni finalizzate a conferire ad imballaggi e a materiali per imballaggi la presunzione di conformità ai requisiti essenziali previsti nella direttiva comunitaria in materia (direttiva 94/62/Ce) sono costituite da norme tecniche dal carattere volontario non vincolanti emanate dal Comitato europeo di normazione (Cen) e che, successivamente, gli stati membri della Comunità europea provvedono a recepire nel proprio ordinamento, mediante attribuzione di un numero di riferimento nazionale (Uni) .

L’Autorità ha quindi evidenziato l’opportunità che vengano emanate delle linee guida che specifichino i requisiti minimi di biodegradabilità ai quali debbono conformarsi i produttori di imballaggi, precisando come “in tal modo si potrebbe ampliare, sia pure compatibilmente con le esigenze di tutela ambientale e coerentemente con la cornice normativa nazionale e comunitaria, il novero delle possibili tecnologie utilizzabili dai produttori di imballaggi al fine di ottenere la conformità ai requisiti essenziali di biodegradabilità richiesti dalla normativa comunitaria, così da non escludere le nuove tecnologie che dovessero rispettare i medesimi requisiti di biodegradabilità”.

Ne deriverebbe una maggiore chiarezza normativa in merito agli strumenti utilizzabili dai produttori, consentendo alle stazioni appaltanti che contrattano la fornitura di imballaggi plastici biodegradabili di superare l’attuale atteggiamento prudenziale che induce ad optare per la fornitura di imballaggi in materiale plastico biodegradabile certificato unicamente con la norma tecnica Uni En 13432, così di fatto danneggiando lo sviluppo di tecnologie concorrenti ma altrettanto valide allo scopo, in quanto rispettose dei requisiti essenziali prescritti dalla direttiva comunitaria.

Shopper: quale futuro per il bando?


Tra le grane che il nuovo Ministro dell'Ambiente Corrado Clini dovrà affrontare, c'è anche il bando alla commercializzazione dei sacchetti non biodegradabili, che a undici mesi dall'entrata in vigore non ha trovato ancora una regolamentazione a livello nazionale: mancano, tra le altre cose, una definizione della tipologia di sacchetto oggetto del divieto, i riferimenti sulla biodegradabilità e il regime sanzionatorio; che non sono proprio dettagli...

Che fine ha fatto il DDL? Il Disegno di legge che avrebbe dovuto regolare la materia, presentato dall'ex ministro Stefania Prestigiacomo in Consiglio dei Ministri il 3 agosto scorso, può definirsi decaduto e  difficilmente potrà essere riesumato nella stessa forma dal nuovo esecutivo, non avendo ricevuto parere positivo, a quanto ci consta, dalla Commissione Europea, interpellata in aprile dal Ministero. Ripresentarlo pari pari costerebbe al paese una seconda procedura d'infrazione. La prima, per altro, potrebbe partire nei prossimi mesi: è quella relativa al provvedimento attualmente in vigore (Legge 296/06), emanato senza i decreti attuativi e - aspetto più rilevante per Bruxelles - senza la notifica preventiva alla Commissione Europea, come richiesto dalla Direttiva europea sugli imballaggi e sui rifiuti da imballaggio 94/62/CE, che equipara il provvedimento a una norma tecnica. Vizio formale che proprio il DDL della Prestigiacomo avrebbe dovuto sanare.

E Monti? Uomo delle istituzioni e frequentatore di lungo corso dei corridoi di Bruxelles è anche il nuovo presidente del Consiglio Mario Monti, che difficilmente darebbe il via libera ad un provvedimento palesemente inviso alla Commissione Europea.

Status quo o nuova legge? E poco probabile, però, che il nuovo Governo ingrani la retromarcia sulla messa al bando degli shopper, ormai interiorizzata dagli italiani. Più probabile il mantenimento dello status quo, anche perchè sono altri e ben più gravi i problemi da affrontare. Ma non si può escludere una nuova regolamentazione del divieto, che possa soddisfare Bruxelles e, ci auguriamo, al tempo stesso evitare nuovi shock all'industria trasformatrice, specie in un momento così critico per l'economia e l'occupazione.
Buon lavoro, Clini.

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fonte: polimerica.it

martedì 15 novembre 2011

Smog, 4 regioni del Nord Italia incontrano la Commissione Europea



Per la prima volta 12 regioni europee si incontrano a Bruxelles per discutere con la Commissione della revisione della direttiva sulla qualità dell’aria. Per l'Italia erano presenti gli assessori di Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna. Rassicurazioni dalla UE sulle multe: "non intendiamo perseguire una politica punitiva".

12 Regioni appartenenti a 7 paesi d’Europa tra cui, per l'Italia, Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, hanno incontrato ieri a Bruxelles il Direttore Generale all’Ambiente della Commissione europea Karl Falkenberg in vista della revisione della direttiva europea sulla qualità dell’aria.
La Commissione ha infatti avviato in questi mesi un'ampia consultazione, sia tra le istituzioni che tra i cittadini (attraverso un questionario on line), per raccogliere pareri sui punti di forza e di debolezza dell’attuale quadro legislativo e per arrivare entro il 2013 ad un riesame della normativa.

Le 12 Regioni, costituitesi in un gruppo di lavoro denominato "AIR", dopo aver illustrato le azioni più significative adottate nei rispettivi territori hanno consegnato alla Commissione un memorandum di intesa volto ad affrontare, in un’ottica europea e con lo spirito di coniugare sviluppo economico e sostenibilità, le criticità in materia di qualità dell’aria.

Oltre alle Regioni italiane del Bacino padano erano presenti le tedesche Baden Wurttemberg, Nordrhein-Westfalia e Assia, Londra, Le Fiandre, la regione olandese di Ranstad, l’austriaca Stiria e la spagnola Catalunya, in rappresentanza di quasi 90 milioni di cittadini residenti nelle aree più inquinate d'Europa.
La delegazione italiana ha chiesto in particolare che la nuova direttiva tenga maggiormente conto delle caratteristiche dei territori coinvolti ricevendo da Falkenberg rassicurazioni sul fatto che la Commissione non intende perseguire una politica punitiva, basata sulle multe, ma che è intenzionata a varare una direttiva applicabile dai diversi territori interessati.

Positivi i commenti al termine dell'incontro da parte degli assessori all'Ambiente del Nord Italia. “È stata la prima occasione per dialogare direttamente con la Commissione, -ha dichiarato l’assessore all’Ambiente del Piemonte Roberto Ravello- rendendola consapevole degli sforzi che vengono fatti a livello locale in materia di qualità dell’aria, per cercare di coniugare sviluppo e sostenibilità. Resta il problema di sensibilizzare il livello nazionale per un pieno riconoscimento delle Regioni come interlocutori della Commissione”.

"Non siamo solo i motori dell’economia europea, ma anche quelli che fanno di più per la qualità dell’aria e oggi l’Europa lo riconosce -ha dichiarato l’assessore regionale all’Ambiente della Lombardia Marcello Raimondi-. In particolare la Lombardia è quella che ha adottato le misure più ampie e severe, come ad esempio la low emission zone più grande d’Europa. Ora, però -ha aggiunto Raimondi- la palla passa all’Europa: deve fare di più, ad esempio chiarendo alcune politiche contraddittorie del passato, come quando si è incentivato il diesel sostenendo, allo stesso tempo, che fosse un combustibile molto inquinante.
La comunità scientifica ormai riconosce che solo politiche strutturali sono in grado di avere effetti significativi sulla riduzione dell’inquinamento atmosferico. Queste, va da sé, necessitano di tempi adeguati e non immediati, perché i risultati sono visibili nel medio-lungo periodo. L’Unione europea -ha concluso l’assessore- tenga dunque conto di questo aspetto rendendo praticabili i limiti imposti e, soprattutto, premiando le Regioni virtuose”.

lunedì 14 novembre 2011

Rapporto Anci Conai sulla raccolta differenziata



Pubblicato il primo rapporto dell'Osservatorio degli Enti Locali sui sistemi di raccolta differenziata in Italia. L'Osservatorio si basa su banca dati aggiornata semstralmente dai Comuni che comunicano i dati sulla raccolta differenziata di imballaggi e RAEE. Presentati i dati 2010.

Presentata in occasione di Ecomondo la pubblicazione "La Banca Dati. I° Rapporto Raccolta Differenziata 2010". L’Osservatorio degli Enti Locali sui sistemi di raccolta differenziata in Italia e sui relativi modelli organizzativi nasce all’interno dell’Accordo Quadro ANCI CONAI 2009/2013 e dell’Accordo di Programma RAEE, quale punto di riferimento per le Amministrazioni Locali e strumento di conoscenza e supporto per lo sviluppo della raccolta differenziata in Italia e per il miglioramento della gestione dei servizi di igiene urbana.

L’Osservatorio si basa su una Banca dati aggiornata semestralmente ed è l’unico strumento a livello nazionale in grado di fornire a tutti i Comuni dati aggiornati all’anno corrente per verificare direttamente e pressoché in tempo reale la qualità della gestione dei servizi di igiene ambientale sul territorio.

Mercoledì 9 novembre è stato presentato il primo rapporto con le elaborazioni dei dati raccolti dalla Banca Dati relativi alla gestione delle raccolte differenziate nel 2010. L'evento è promosso da ANCI e CONAI presso lo spazio Città Sostenibile.

“In Italia i dati sulla raccolta differenziata ci sono - ha dichiarato Filippo Bernocchi, Vicepresidente ANCI - però abbiamo sentito l'esigenza come Anci di fornire un sistema ai Comuni che li mettesse in grado di conoscere attraverso una scansione temporale di sei mesi gli andamenti temporali della raccolta differenziata. Questo siamo riusciti a farlo grazie all'accordo che abbiamo sottoscritto con il Conai. Perché quando abbiamo sottoscritto l'accordo quadro abbiamo inserito una postilla che obbligava i conferitori a fornire i dati della raccolta differenziata alla banca dati Anci – Conai. Oggi abbiamo quindi un sistema aggiornato ogni sei mesi con i dati della raccolta differenziata che viene effettuta per ogni territorio ma soprattutto, e qui la novità, con i dati sulla qualità della raccolta differenziata. Molti Comuni - ha continuato Filippo Bernocchi - affermano di fare il 70-80% ma poi non si sa questa percentuale dove va a finire. Molte volte il materiale raccolo è destinato alla discarica perché la raccolta differenziata è solo nominale e quindi non riesce ad apportare un valore positivo al riciclo”.

Esprime soddisfazione Valter Facciotto, direttore generale del CONAI: “L'Osservatorio e' certamente un importante strumento a disposizione dei Comuni, che contribuira' a comprendere le dinamiche della raccolta differenziata e dei rifiuti che vengono poi effettivamente avviati alle operazioni di riciclo e di recupero. Gli enti responsabili dell'erogazione di questi servizi potranno cosi' intervenire correttivi se necessario per migliorare la qualita' e quindi anche le entrate derivanti dai corrispettivi economici riconosciuti dal sistema CONAI”.

“A prima vista – ha affermato Stefano Laporta, direttore generale dell' ISPRA, intervenuto alla presentazione – il rapporto potrebbe sembrare un doppione rispetto al lavoro che svolge l'Istituto che dirigo. Si tratta di uno strumento diverso, creato ad esclusivo uso e consumo degli amministrazioni comunali che ha una visione settoriale sulla raccolta differenziata e può essere uno strumento fondamentale per gli amministratori per sviluppare politiche locali realmente efficace in materia complessiva di gestione del rifiuto. Abbiamo – ha aggiunto Stefano Laporta - anche la necessita di diffondere la comunicazione sulla raccolta differenziata anche con strumento come questo perché, al di là che ci sia una buona sensibilità ambientale da parte dei cittadini e degli amministratori, c'è l'esigenza che questo settore venga conosciuto e le sue problematiche e tematiche vengano diffuse e si crei una coscienza ancora più profonda e specifica”.

IL Rapporto contiene le elaborazioni dei dati raccolti dalla Banca Dati relativi alla gestione delle raccolte differenziate nel 2010 in termini di quantita' raccolte, fasce di qualita' dei rifiuti conferiti al sistema CONAI e relativi corrispettivi riconosciuti. I numeri e le informazioni sui servizi di raccolta differenziata vengono trasmessi dai convenzionati (Comuni e soggetti delegati a sottoscrivere convenzioni con i Consorzi di filiera del CONAI), dai consorzi di filiera e dal Centro di Coordinamento RAEE; i primi trasmettono i dati tramite un portale web dedicato, mentre i CdC RAEE tramite l’invio di file alla Banca dati.

Qualche numero sulla percentuale di raccolta differenziata per area geografica secondo i dati trasmessi per il 2010: il dato più elevato si registra al Nord ovest (43,75%) seguito dal Nord est (37,93%). Al Centro la raccolta è pari al 25% contro il 19% registrato al Sud e il 13% delle Isole. Valori più alti al Nord per la raccolta differenziata si registrano nel Trentino Alto-Adige, (circa il 55%), in Piemonte (quasi il 49%) Veneto (47%) e Friuli Venezia Giulia (46%). Al centro prevalgono Toscana (36%) e Marche (33%) al Sud la Campania (20%) e la Basilicata (19%). Per le Isole una sorpresa è rappresentata dalla Sardegna (quasi il 54%) contro l’11% registrato in Sicilia.

fonte: ecodellecittà

giovedì 3 novembre 2011

“La Società del Riciclo”. Plastica: se modulassimo il contributo ambientale sulla base della riciclabilità del prodotto?



Una delle suggestioni emerse nel convegno “La Società del Riciclo” che si è svolto a Genova il 26 e 27 ottobre 2011. Le risposte di Jan-Erik Johansson (Plastics Europe) e Luca Piatto (CONAI).

Il 26 e 27 ottobre 2011 si è svolto a Genova il convegno internazionale “La Società del Riciclo: attuazione pratica della direttiva quadro sui rifiuti a livello locale e regionale”, organizzato da Acr+ (l’Associazione delle Città e le regioni per il riciclo e lo sviluppo sostenibile) e AICA (Associazione Internazionale per la Comunicazione Ambientale), in collaborazione con il Comune di Genova e Amiu Genova e con il contributo di Cns, ERICA soc. coop. e Novamont spa.

In Italia circa il 30% della plastica raccolta con la differenziata viene riciclato, il resto finisce a recupero energetico o va in discarica. “E se ci fosse una imposizione fiscale più forte su quelle plastiche difficilmente riciclabili, se ne disincentiverebbe l'immesso sul mercato?” è stata una delle suggestioni emerse nel corso del dibattito durante la sessione su raccolta differenziata e riciclo.

“Se vogliamo eliminare la plastica dalla discarica – è stata la risposta di Jan-Erik Johansson, North Region Dir. and Resource Efficiency Programme di Plastics Europe (EU) - dobbiamo cernire, raccogliere e rilavorare. Abbiamo dimostrato in varie aree d'Europa che è possibile cernire la plastica al 78% e dividerla ai componenti individuali, pulirla e trasformarla in prodotti secondari. Però ovviamente, questo non accade in un giorno, è un lungo viaggio per tutta l'Europa, che dovrà costruire infrastrutture e mettere a punto un'industria della rilavorazione della plastica. Questo sarà il passo avanti. Noi vediamo l'embrione in alcune zone d'Europa. Credo che sarà possibile ma ovviamente le società dovranno investire nelle infrastrutture e ci vorranno più persone che entrino in questa industria. E non vogliamo che la plastica sia esportata in Cina, ma che venga riciclata in Europa. Vogliamo vedere la raccolta differenziata della plastica, la cernita e la rilavorazione di questa plastica in Europa”.

“Il contributo diversificato per la plastica – ha affermato Luca Piatto, Area Rapporti con il Territorio CONAI - venne preso in considerazione, ma si decise di non perseguirlo. Una situazione simile ci fu quando uscì la seconda direttiva sugli imballaggi e vennero introdotti degli obiettivi diversificati per le filiere, anche in quel caso la posizione del Conai non era favorevole a questo tipo di impostazione. La motivazione era la seguente: non si voleva entrare influenzando delle dinamiche concorrenziali, in quel caso tra i vari tipi di materiali. E' la stessa ragione che fece decidere di mantenere un unico contributo per la plastica”.


fonte: ecodellecittà